Il lungo dipanarsi delle epoche storiche ha visto comparire, di quando in quando, esseri umani che, per predisposizione innata, hanno sentito il bisogno di proiettarsi oltre i confini delle convenzioni e di partire verso nuovi orizzonti, spinti da un’arcana consapevolezza. Sono i pionieri dello spirito, in avanscoperta verso nuovi territori artistici, culturali o filosofici. Benché non sempre compresi appieno, riescono a radunare attorno a sé tante altre anime che condividono la loro missione in qualità di compagni di viaggio. Davide Foschi fa parte di questa cerchia eletta, attraverso la sua arte che sembra provenire da un non-tempo e da un non-spazio, dove semplicemente l’Essere è, senza forma o definizione.

Il fondatore del Metateismo distilla l’essenza dell’umano estrapolandone la sostanza trascendente. Tutte le opere di Foschi, infatti, sono permeate dal contatto con la dimensione del sacro, in una ricerca incessante del Graal interiore attraverso un percorso labirintico, nella consapevolezza che la via d’uscita si trova dentro. Questa Sehnsucht ha il suo ideale compimento artistico attraverso l’integrazione degli opposti, da attuarsi armonizzando le inevitabili dualità: nelle sue opere si amalgamano echi d’Occidente e suggestioni d’Oriente, lampi di luce e velami di tenebre, in un’armonia che comunica attraverso la brillantezza del colore e un dinamismo in metafisica espansione.

Per Foschi il ritorno al Bello, fondato sulla sacralità dell’essere umano, non può prescindere dal dialogo con gli antichi maestri. Il fondo oro adoperato nelle Icone dinamiche non è mera evocazione nostalgica, è viva adesione al sentire neoplatonico e alla visione trascendente della luce divina, «luce intellettüal, piena d’amore; / amor di vero ben, pien di letizia; / letizia che trascende ogne dolzore» (Dante, Par. XXX, vv. 40-42). La sua poetica personale è costellata di riferimenti a Leonardo, pittore e scienziato in grado di congiungere gli opposti in nome dell’unità delle arti: pensiamo alla Nuova Cena, dove la luce cristica è insieme fulcro, spaccatura e convergenza. Ma l’artista metateista ha instaurato un fitto dialogo anche con Raffaello, il Mago del Rinascimento: è il caso di Madonna con Bambino, ispirato ai capolavori dell’Urbinate. Nelle sue pennellate lucenti ed espansive, rivisitando le teorie dei colori di Goethe, il maestro Foschi incorona una Maternità che sprigiona una potenza dall’impatto ultraterreno. Un connubio di pathos e tenerezza che rievoca la teofania della Madonna Sistina di Raffaello ma anche la purezza dei mosaici medievali, reinterpretati con un dinamismo futurista che sembra citare Balla e Boccioni.

Guidato dalla pittura alchemica di Raffaello, Davide Foschi invita a sua volta l’osservatore a cercare il sostrato metafisico che si cela sotto il velo dell’apparenza dettata dai sensi. A questo punto è impossibile non citare La Pietà, l’opera del Mistero: una tela realizzata in circostanze misteriose e tuttora in costante trasformazione. Un enigma per migliaia di visitatori, laici o credenti che siano: le figure sempre nuove che appaiono sul supporto pittorico sono uno specchio della realtà in perenne evoluzione, proprio come lo spirito umano. Ed è proprio questa consapevolezza a fare di Davide Foschi un artista evoluzionario nel vero senso del termine.

– Angela Patrono