“Il futuro entra in noi per trasformarsi in noi, molto prima che sia accaduto”

(Rainier Maria Rilke)

Nel 2014, una ragazza confusa bussa alla porta di una dimora, per un colloquio di lavoro come colf: il proprietario dischiude l’uscio per accoglierla e, con quest’ultimo, un dipinto di Sergio D’Angelo.

Ignara, la giovane esprime una serie di considerazioni personali, a riguardo dell’opera, suscitando così l’interesse dei padroni di casa.

Nel frattanto ha inizio una collaborazione, con cadenza di alcune ore settimanali e la famiglia, da sempre dedita all’amore per il bello e per la cultura tutta, colpita dalla curiosità della nuova arrivata, inizia a condividere con lei la propria esperienza, il sapere raccolto durante il trascorrere degli anni e a donarle del materiale, perché ella possa rendere pago quel desiderio di conoscenza.

Il tempo trascorso lì diventa, per quest’ultima, di fondamentale importanza: lì ascolta, chiede e esprime dei desideri…

Un giorno, durante un “tavola rotonda” , all’ora del tè, disquisendo degli incontri tra Braque e Modigliani e altresì dei gruppi artistici degli anni ’60, la sua bocca pronuncia queste parole: “Sarebbe bello trovare, oggi, persone che conservino questo desiderio di progettare, creare e condividere l’arte, le idee e il sapere…. “ .

Poi Maria inizia a scrivere dei brani, ispirati a musiche classiche, operistiche e alle arti figurative, definendoli poesie…

Le viene spiegato che la poesia ha delle regole di base e che i testi, da lei realizzati, dovevano essere rivisti, alla luce di queste ultime.

Maria inizia un profondo e impegnativo lavoro di approfondimento della lingua italiana, chi si affianca a quello iniziato, da subito, della storia dell’arte, della letteratura e della filosofia…

Si rende conto che, degli insegnamenti scolastici, non le è rimasto nulla; il vero apprendimento era cominciato proprio in quella dimora, nel preciso momento in cui vi era entrata.

Dopo tre anni, la coppia sprona e sostiene la giovane, perché raccolga le poesie in una silloge e la pubblichi; qualche tempo dopo, ciò accade: al pari di un bambino, che ha realizzato il più bel disegno mai fatto, trovo questo libro tra le mie palme.

Esso custodisce, invero, un’energia inspiegabile all’occhio umano…

Realizzo, quindi, un profilo sui social, utile per questa mia inedita e altresì inusuale esperienza.

Un giorno vengo contattata, privatamente, da Stefania Romito, che mi propone un’intervista radiofonica.

Al telefono, Stefania ascolta con attenzione la storia che precede la realizzazione dell’opera, invitandomi, poi, ad una puntata della sua trasmissione televisiva “Ophelia’s Notti Meravigliose” .

La conduttrice racconta di far parte di un gruppo culturale, il cui nome è “Nuovo Rinascimento” :esso promuove la bellezza, l’arte e la cultura.

Manifesta la volontà di presentarmi Davide Foschi e Rosella Maspero, rispettivamente fondatore del Metateismo e del movimento culturale, lui e metacoach, lei.

Durante la registrazione delle puntate, Davide parla a noi autori emergenti, raccontando la storia, gli intenti e le dinamiche del movimento.

Al termine della giornata avevo compreso di trovarmi nel posto giusto.

Ciò era dettato non da una valutazione ragionevole, bensì da un’intuizione e un impeto inspiegabili razionalmente.

Presento, intanto, il mio libro in diverse sedi, finché non mi viene proposto di intervenire, come autrice, al Festival del Nuovo Rinascimento, a Lucca.

Ivi giungo e godo di ogni istante: momenti scanditi da interventi filosofici, alternati alla presentazione delle opere, degli artisti e degli autori.

In quella sede conosco il Maestro Ferrarese Daniele Carletti e Marco Nava; disquisiamo di noi, della nostra storia e, così, spontaneamente, dono a Daniele quell’unica copia del mio libro, che avevo con me.

Qualche tempo dopo Marco Nava ne acquista, lui pure, una.

Osservo, intanto, i loro profili sui social e scopro che fanno parte del club “Amici dell’arte”, la cui sede è presso la galleria “Il Rivellino” , a Ferrara.

Allora, quest’ultima non aveva una sede fissa…

Un giorno vengo colpita da un video, che ritrae Marco durante l’esecuzione dell’opera “SAN ROMANO” , Ferrara: qualcosa mi spinge a scriverne. Accade lo stesso con “IL SILENZIO SOSPESO” di Daniele Carletti.

Marco, inaspettatamente, inserisce la mia disamina nel suo catalogo.

Intervenendo, nel tempo a seguire, ad alcuni eventi realizzati da Nuovo Rinascimento, conosco diversi e nuovi artisti; anch’essi suscitano, in me, il desiderio di realizzare dei testi, che li vedono protagonisti.

Con Davide e Rosella ci si rivede in occasione di un’ennesima intervista; sebbene l’oggetto di quest’ultima sia la mia figura di poetessa e la silloge “Le scarpe rosse-Tra tumultuoso mare e placide acque”, la coppia intuisce che mi preme frangere il limite creato dall’opera, per disquisire d’altro e addivenire a più importanti raggiungimenti evolutivi.

Così mi propongono un spazio mio, in cui parlo di arte: nasce, quindi, “Il tempo ritrovato” .

Un nome significativo, questo: esso indica il tempo speso per l’apprendimento e la sua preziosità.

“Possa la mia anima rifiorire innamorata per tutta la vita” (Rudolf Steiner)

Accade, con naturalezza, che i miei testi trovino la loro strada: essi involvono una disamina formale, che confluisce entro le trame di un tessuto, in parte, intuitivo e, in parte, fondato su una profonda conoscenza dell’artista e del suo operato.

L’anno scorso, durante il Festival dedicato a Leonardo Da Vinci, ero presente come autrice e, assistendo agli interventi dei curatori artistici, ho pensato “Chissà… magari l’anno prossimo ci sarò io” .

A distanza di un anno ciò accade.

Oggi, la Galleria del Rivellino ha inaugurato una nuova sede: Marco Nava ne è presidente, Daniele insegna nello spazio accademico della sede e io sono la loro curatrice, per Nuovo Rinascimento.

Attraverso questo cammino, disgiunto fisicamente ma universale nella significanza più profonda, con artisti, curatori, pensatori… la mia anima e il mio intelletto fioriscono, innamorati, ogni volta…

Ognuno conduce un proprio percorso evolutivo, nutrendosi del medesimo cibo, però: al desco ove ci ritroviamo, quindi, si celebra la condivisione di un significativo nutrimento.

Le diversità ivi si sposano, in maniera armoniosa e costruttiva, poiché un senso primievo, proficiente verso un ritorno all’Uno, permea ogni singolo individuo.

L’eloquio che ne nasce onora l’interezza dell’essere umano e il rispetto di quest’ultimo.

Quale miglior condizione per rendere omaggio al Maestro Raffaello Sanzio?

Peraltro, l’anno scorso ho avuto l’onore di conoscere Phillippe Daverio: le sue conferenze mi hanno incuriosita, divertita, istruita e, non so come, tutti ciò di cui lui ha parlato, l’ho, in un certo qual modo, ritrovato nella mia attuale esistenza.

“Non so per quali arcane circostanze mi trovo qui. Sento, però, di doverle dire grazie” .

Queste sono le parole, impresse sulla copia della mia silloge, che, allora, gli ho donato: esse esprimono chiaramente il mio modo di “non agire” .

Mi è impossibile trovare una spiegazione logica all’accaduto: comprendo, però, che una serie di felici e non casuali contingenze, frutto di soprasensibili inanellamenti di circostanze, rendono la mia terra feconda.

– Maria Marchese