Nuovo Rinascimento: Raffaello 500

Raffaello nacque ad Urbino il 6 aprile del 1483 e morì a Roma il 6 aprile del 1520, facendo così collimare il giorno della nascita con quello della morte, avvenuta solo 37 anni dopo, apparentemente coincidente con quella di Cristo.

Il Sommo pittore rinascimentale, si procurò l’attributo di “divino” grazie alla sua immensa dote artistica, ma in molti credevano avesse origini celestiali.

Si narra che al momento della sua morte una crepa scosse il palazzo vaticano, forse per effetto di un piccolo terremoto, e che i cieli si fossero agitati.

Pandolfo Pico della Mirandola scrisse a Isabella d’Este che il Papa, per paura, «dalle sue stantie è andato a stare in quelle che feze fare papa Innocentio».

Un leit motiv dei contemporanei del Sanzio all’apogeo del suo successo, che lo consideravano tanto “divino” da paragonarlo ad una reincarnazione di Cristo: come lui era morto di Venerdì santo e a lungo venne distorta la sua data di nascita per farla coincidere con un altro Venerdì santo. Lo stesso aspetto con la barba e i capelli lunghi e lisci scriminati al centro ricordavano l’effigie del Cristo e, come scrisse Pietro Paolo Lomazzo, la nobiltà e la bellezza di Raffaello «rassomigliava a quella che tutti gli eccellenti pittori rappresentano nel Nostro Signore», tanto da donargli la dimora eterna in Santa Maria dei Martiri, nata come Pantheon, tempio di tutti gli dei.

«Qui sta quel Raffaello, mentre era vivo il quale, la gran madre delle cose temette d’esser vinta e, mentre moriva, di morire».

Trascorrono cinquecento anni dalla morte del maestro urbinate (1520 – 2020): Egli è tornato tra noi.

Raffaello Sanzio è un mito che ha influenzato sei secoli di pittura, consolidandosi anche nel Novecento e arrivando fino ad oggi, con schiere di artisti, da de Chirico a Picasso fino a Christo e gli artisti del “Nuovo Rinascimento”, che hanno subito e continuano a subire il fascino della sua arte.

In occasione del Cinquecentenario della sua scomparsa, è stata ideata e realizzata l’esposizione intitolata “NUOVO RINASCIMENTO: RAFFAELLO 500”.

Sono stati chiamati 27 artisti, ciascuno dei quali si è focalizzato su un aspetto in particolare trattato dal Sommo maestro; egli è noto soprattutto come immenso pittore, ma al contempo, si interessò di svariati aspetti, spaziando dall’arte all’architettura, dalla poesia alla botanica.

La mostra documenta quanto la presenza di Raffaello sia sempre stata concepita dagli artisti come viva e imprescindibile per un continuo confronto. Ecco allora l’eco del suo mito rinascere nelle sale del meraviglioso contesto neoclassico di Villa Cusani Traversi Tittoni.

Circa 50 opere, realizzate da maestri contemporanei e nuove scoperte, compongono un percorso espositivo sorprendente, in cui il dato storico-scientifico si mescola all’emozione.

La mostra si sviluppa su due piani: al piano terra sono esposte le opere dei maestri Enzo Cosi e Davide Foschi, i quali hanno creato un’installazione in cui dialogano pittura e scultura, creando così un’effettiva contaminazione tra le due arti.

Al primo piano, l’esposizione è suddivisa da cinque sale, ognuna delle quali mostra una sfumatura di Raffaello.

In ordine: Io sono tornato, Il mondo delle idee, De rerum natura, Tra visioni e ironia, Donne e Madonne.

Mentre la prima sala descrive il ritorno, la presenza di Raffaello e il suo passato, quindi tutto ciò che l’ha reso grande – nella seconda, lo spettatore si addentra all’interno del suo immenso mondo creativo; è la sala più caotica, confusionaria, che simboleggia il lato più fantasioso del grande genio.

La terza sala, è dedicata al mondo naturalistico, un mondo che Raffaello analizzò e studiò totalmente; una testimonianza dei suoi studi botanici è deposta all’interno della Loggia di Amore e Psiche all’interno della Villa Farnesina di Roma, dove egli dipinse circa 150 creature floreali, provenienti da quattro continenti.

La penultima sezione vede esposto il lato visionario dell’artista, il viaggio introspettivo che egli ha solcato.

In conclusione, il percorso espositivo mette in luce la figura femminile; Raffaello amò profondamente le donne, esse posarono per lui nelle vesti di Madonne e sante, ninfe e divinità olimpiche.

– Alisia Viola